Erano proprio belli i colori che si fondevano piano col andare del tempo. Dal verde sgargiante le foglie si rendevano gialle, marroni e rosse. Raggiungevano tonalità diverse col passare dei giorni e l’avanzare dell’autunno; in realtà tutte seguivano segmenti di storia diversi. Alzando lo sguardo sopra il bosco si distinguevano chiazze marrone chiare e giallo scure mentre allo stesso tempo ogni albero racchiudeva la stessa diversità all’interno di ogni singola foglia. La stazione dei treni non era sicuramente il luogo più adatto per trovare spunti innovativi. Specialmente quella stazione inserita in mezzo alle montagne non accoglieva o salutava molti viaggiatori. Il povero scrittore sconsolato se ne stava seduto in ascolto, voleva scrivere ma tutte le strade lo portavano a soluzioni inconcludenti. Dall’altro lato della banchina vedeva una ragazza più o meno della sua età aspettare impaziente. Si muoveva di continuo, giocava con il telefono accendeva sigarette e sigari mentre masticava gomme del giorno prima. Dal basso attraverso il sottopassaggio dei binari sbucò dopo un po’ il classico maschio in ritardo. “Scusa ma cosa stai facendo Alessandra? Perché vuoi partire?” la ragazza non rispondeva e col sole d’autunno negli occhi mascherava il suo risentimento. “Non capisci che il problema non è il nostro rapporto, guardati attorno, alla fine stai facendo tutto tu”. La ragazza scocciata chiudendo i pugni rispose “ Senti è proprio questo tuo modo di parlare che non sopporto. Sei sempre pronto a trovare soluzioni ad aiutarmi a riscoprire chi sono e tutto il resto. E se io non lo volessi, Marco? E se io volessi solo vivere la mia vita spinta da quelle che sono le mie emozioni? Non sarebbe un rapporto più naturale?”.“ Va bene allora vai, parti, lasciami e vivi seguendo la tua emotività. Semplicemente io non credo che tu stia rispettando ciò che senti veramente ed è per questo che ti imploro di non lasciarmi.” I due si guardavano, sarebbe bastata una parola, un gesto sbagliato o un semplice sussulto racchiuso in un attimo per rompere quel sottile filo che univa i due cuori che ancora si cercavano con affanno. Alessandra guardava l’orologio, mancavano 9 minuti e poi chissà. Dentro di lei l’eco delle parole del ragazzo rimbombavano verità. Si trovava sull’orlo di un baratro e avrebbe saltato aspettava solo la convinzione che però la salutava festante dall’altra parte del burrone. “L’altro giorno camminavo e pensavo al mondo” cominciò Marco “Beh pensavo a un mondo dove nessuno può vedere con gli occhi e quindi dove tutto si basa sul vero sentire e sulla capacità di esprimersi solo con le parole, con il tatto o con i sentimenti. Certo sarebbe difficile organizzarsi in principio ma alla fine in un mondo simile, forse, esisterebbero relazioni vere che si sviluppano ad un livello più alto, più emozionante. Passeggiavo e pensavo a la bellezza che questa realtà racchiuderebbe. Poi tutt’un tratto gli alberi colorati d’autunno si mossero quasi picchiati dal vento, tutti assieme. Vedendo quel armonia in movimento capì. Capì di amarti profondamente” Alessandra, indecisa, singhiozzando lacrime balbettò “Perché?”. Marco con il sole d’autunno negli occhi mirava fisso le foglie degli alberi muoversi a milioni verdi, gialle e marroni “Perché, Alessandra, già viviamo in quel mondo e lì ci amiamo”. A quel punto il treno passò e si fermò veloce per poi ripartire verso nuove destinazioni. I due innamorati non c’erano più, il treno guidato dallo scrittore li aveva cancellati dalla sua realtà lasciando la banchina di quella stazione di montagna vuota ancora una volta. L’ideatore di quel momento si mise l’impermeabile e scese il sottopassaggio. Gli alberi si muovevano colorati dal vento e intanto cadevano le prime gocce di pioggia.
francesco
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