domenica 23 marzo 2008

io sono l'Africa

“Dove vai?” “Dove andate voi, o almeno per un po’, eheh facciamo fino alla svincolo” “Dai sali, bambini fate posto, più in là, più in là…dai che lo zaino non ci sta!” “Ma papi Giu mi da i pizzicotti! Io non mi metto vicino a lui…” “Dai forza, come ci si comporta? Veloci…ecco. Siediti pure, devi avere un po’ di pazienza. Ragazzi, lo zaino state attenti, Terri chiudi la porta…e dai chiudila!” La porta si chiuse con un tonfo e la macchina dopo alcuni attimi riprese la sua corsa. “Scusami, sai i bambini vivono un po’ nel loro mondo” “Nessun problema” il giovane si sedette vicino al posto del conducente “Come ti chiami? Io sono Lorenzo” “Piacere, aspetta la cintura, ecco…Daniele”. Lorenzo guidava con leggerezza mantenendo una velocità constante ma piuttosto lenta, non cambiava quasi mai la marcia. Dietro intanto, volavano urla e gemiti…”Insomma Daniele, hai avuto fortuna, guarda sta per piovere, ti saresti bagnato. Sicuro di voler andare solo fino allo svincolo?…bambini basta!” fuori cominciavano a cadere le prime gocce di pioggia, l’atmosfera era estiva e i finestrini aperti per un terzo facevano circolare quell’aria di estate e vita che rendeva tutto l’interno dell’automobile estremamente piacevole. “In effetti non ho appuntamenti, comunque arriviamo allo svincolo magari…esce il sole, non vorrei perdermi un bel tramonto in macchina!” “Hai ragione, da quanto sei in viaggio?” “Due mesi e una settimana” “Sempre in autostop?” “Sempre” “Allora chissà che esperienze, anch’io da giovane ho fatto qualche viaggio, ma sai erano un po’ altri tempi comunque, spero che un giorno i miei figli siano più fortunati di me. Bambini basta urlare…non riesco a sentire Danile. Perché non dormite un pò?”” Ma papà continua coi pizzicotti, basta tu…”seguì un urlo terribile, acuto, tanto che Lorenzo fermò la macchina e sistemò le cose dividendo i due rispettivamente a destra e a sinistra, al centro posizionò lo zaino del giovane viaggiatore. La macchina ripartì, passarono alcuni minuti. “Quanti anni hanno?” “Giulio sette, Teresa quattro e mezzo ormai, dormono?” Daniele si voltò “Sembra di sì” “E i tuoi non sono preoccupati? Li chiami ogni tanto?” “Ci sentiamo poco, si preoccupano, ma insomma è tipico di tutti i genitori no? Non credo che capirebbero molte cose…certe cose sono difficili da spiegare a parole…per esempio come potrei descrivere questo incontro…”. Ci fu un attimo di silenzio, Lorenzo ripulì il vapore sul parabrezza per vedere meglio poi rispose “Mio papà ha viaggiato molto in Africa per lavoro. Era spesso solo, mia madre non voleva seguirlo, preferiva vederlo ogni tanto e vivere del suo ricordo…e poi io ero piccolo. Mi ricordo che quando lui tornava a casa, non mi raccontava mai dei sui viaggi o di ciò che aveva fatto. La cosa mi era indifferente, non capivo…a posteriori pensai che mi sarebbe piaciuto saperne di più delle sue esperienze, delle persone che aveva conosciuto eccetera.” Fuori intanto non pioveva più, all’orizzonte tra le tante nuvole frastagliate si intravedevano i primi raggi del tramonto, e le sfumature di colori ancora indefiniti “Poi con gli anni, quando si è sistemato definitivamente a casa, ho cominciato a conoscerlo veramente” “Tuttavia ogni volta che si parlava di Africa, non un parola, non un accenno. Quasi non fosse mai esistita” “Mio padre non c’è più ora…ma non ho rimpianti di non averlo conosciuto, nel corso degli anni ho capito” “Per me l’Africa come la intendiamo non esiste e sai perché?” “Perché?” rispose Daniele. “Perché il viaggio, il suo viaggio, il tuo viaggio muove emozioni…forse tra venti anni non ti ricorderai di questa macchina ma ricorderai il tuo desiderio di libertà, lo avrai tra le mani e sarai in grado di condividerlo con i tuoi figli…con tutti. E così accade per ogni persona, aveva ragione mio papà a non trasmettermi parole, voleva solo regalarmi la sua esperienza intatta nel modo più sincero” Daniele appariva pensoso ma in bilico tra sensazioni opposte “Riesci a seguirmi?…capisci? In senso metaforico io sono l’Africa adesso e tu sei questa strada” Si accesero le quattro frecce lampeggianti “Ecco lo svincolo” Lorenzo si sporse dal finestrino, fuori c’era un bellissimo tramonto, si prospettava una notte limpida e fresca. “Beh Lorenzo, è troppo bello per guardarlo dalla macchina” “In effetti” Daniele recuperò il suo zaino senza svegliare i bambini, chiuse piano la porta “Grazie per il passaggio e per tutto il resto…mi farà compagnia mentre cammino, saluta Giulio e Teresa” Va bene, buon viaggio…ecco tieni una banana” Le due frecce si spensero e la macchina ripartì. In direzione opposta il giovane si incamminava ancora una volta tra le pozze d’acqua respirando l’aria fresca dei temporali d’estate.

francesco


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