Giovanni era in camera sua, fuori pioveva molto anche se strani bagliori si percepivano all’orizzonte. Nella sua stanza comunque c’era già odore d’inverno infatti vi era l’aroma tipico di campi bruciati e uva che marciva al suolo. Era seduto per terra, tutt’attorno tante foto della sua vita. Dapprima si era deciso a disporle in ordine cronologico ed infatti si vedeva piccolo giocare con le macchinine che lasciavano poi spazio agli studi, ai primi amori, ai genitori sempre più canuti e infine a lui seduto nella sua stanza riordinando la sua passione. In ogni modo, un’improvvisa insensata voglia era sbocciata tra le umide terre della sua fantasia. Si decise a rimettere tutto in discussione; chiuse gli occhi, e lasciò le sue mani muoversi quasi guidate da altre forze che stringevano forte i sui polsi. Quando riaprì gli occhi trovò un particolare ordine sparso; splendeva, come prima, la foto di lui maggiorenne che festeggiava il suo compleanno con la sorella mentre alla fine della catena risaltava la foto di sua mamma che lavorava nell’orto bagnata dalla pioggia. La foto che lo affascinava di più era comunque quella della sua ex ragazza che si era posizionata proprio vicino a quella di lui con l’albero di Natale appena costruito. Giovanni si stava chiedendo se quella idea bizzarra fosse stata ideata da qualche forza sopra-natu-spirtuale che gli voleva indicare quale fossero, in ordine cronologico, tutte quelle situazioni che doveva rimettere a posto nella sua vita. Allora la sua mente e fantasia cominciarono a vagare pensando a quel Natale vissuto a casa con i suoi genitori mentre il vento freddo manteneva immobili le secche foglie d’autunno. Poi pensò alla sua ragazza e a quella foto in montagna di entrambi col sole negli occhi e le vette innevate alle spalle. Non ricordava un grande freddo anzi provava quasi un senso di tepore a rivedere le alte cime e la sua donna tanto amata che però poco lo aveva seguito nelle sua fantasia. Poi veniva l’orto con la pioggia e sua mamma che sempre si ostinava a finire i suoi lavori con la grandine o con il sole. Così Giovanni era disteso e si trovava a volare con le ali della sua memoria verso le frontiere della fantasia. Stava cercando aiuto per capirci qualcosa e intanto guardava il muro della sua stanza colorato da quello strano bagliore che entrava dalla finestra. Tutt’un tratto l’ombra dell’albero verde nel giardino si fece sempre più grande mentre le sue fronde frastagliate rompevano la luce riflessa. “Allora come ti devo chiamare, ombra, luce o semplicemente albero verde?” Le foglie muovendosi in un esplosione di movimenti risposero “Chiamami come vuoi solo la prossima volta la smetti di utilizzarmi come palo quando giochi a calcio in giardino?”. “Senti albero verde mi dai una mano a mettere le cose a posto con queste foto? non le capisco” chiedeva Giovanni “Mah guarda non me ne potrebbe fregare di meno delle tue foto, solo smettila di usarmi come palo! Adesso devo andare o dei rami da crescere io!”. Giovanni deluso continuava a cercar di capire quel enigma così convulso. Ad un tratto sentì altre voci provenire dal profondo e chiedere aiuto. Il ragazzo si alzò in piedi e si accorse di stare schiacciando con il suo ondeggiante fondoschiena sei piastrelle che reclamavano il loro territorio “Oh ma ti pare il modo? Ci hanno appena lucidate e tu sudicio insolente ci prendi a chiappettate!”.”Buongiorno a voi! come volete che vi chiami, sorelle piastrelle o nipoti sPanto?” “ Ma smettila! Chiamaci come vuoi” “Sentite gemelle cortesia mi aiutereste non riesco proprio a venirne a capo, non sento di avere particolari problemi da risolvere e ognuna di queste foto mi riporta a momenti piuttosto belli”.”Senti tu e le tue foto possono andarsene a quel pavimento lasciaci solo il nostro spiraglio di luce per favore”. Giovanni era proprio sconsolato non riusciva a capire cosa voleva dire quel ordine e quello strano pomeriggio. Prese in mano una penna e cominciò a scrivere le sensazioni che ogni singola foto gli provocava per cercare di identificare cosa rappresentasse. Mentre scriveva la penna intanto strillava “Giovanni ho poco inchiostro e poi me ne andrò per sempre quindi ho voglia aiutarti”. “Allora spiegami!” la penna tra mille sforzi radunò tutto l’inchiostro rimasto e prima di spirare scrisse le foto non c’entrano, hai proprio il prosciutto sugli occhi!. Giovanni pensò e ripensò a quella frase aveva sempre odiato quei concetti così problematici e sopratutto non capiva perché non si poteva rispondere alle cose in maniera semplice e coincisa. Poi lentamente capì e sorrise, rise e alla fine tuonò in una risata collettiva che coinvolse le ombre delle foglie, le piastrelle e la vecchia penna ormai morta. Si alzò, chiuse la porta della sua stanza e ridendo scese le scale diretto in cucina dove era pronta la cena. L’ordine di quelle foto non era importante, ciò che aveva veramente lasciato il segno era quel mondo nato dalla sua spasmodica ricerca di aiuto. Aveva finalmente capito che cosa era veramente nato in lui e che tipo di forza aveva guidato le sue mani in principio. In camera infatti, mentre Giovanni scendeva le scale, una donnina vestita con i colori dell’arcobaleno e con le scarpe rosso fuoco sbucava dall’alto dell’armadio. Prese un quaderno dalla sua borsetta, scrisse qualche appunto e lo ripose. Poi, aprì la finestra e saltò giù verso nuove avventure. Giovanni a tavola con la sua famiglia rideva per essere stato così ingenuo “Arrivederci Creatività e grazie per il bel pomeriggio”.
francesco
1 commento:
ciao gio, ho fatto alcune piccole modifiche al racconto così che forse si capisce meglio il significato ce comunque è molto semplice.
viva
fra
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