lunedì 29 ottobre 2007

Sviaggio in india

Poco tempo fa, parlando con mio zio, ci si chiedeva perchè si pensa che i film vadano visti dall'inizio alla fine. In realtà si potrebbe vedere solo l'inizio e immaginarsi il proprio finale o al contario ancora più interessante vedere il finale per poi costrursi un personale inizio. Magari guardare solo 10 minuti o guardarne 3 ogni 37 insomma trasformare la pellicola a nostro piacimento. Sarebbe più bello sopratutto quando il film non ci piace. Così ho fatto e ho riscritto il mio finale per un film "Viaggio in india" che giudico a dir poco desolante. Tanto per fare un breve riassunto per chi non lo avesso visto la storia parla di due sposi iraniani che vanno in India a cercare l' "uomo perfetto". Dopo varie vicissitudini arrivano a casa di questo e...adesso leggete come la penso io! (ho cambiato i nomi dei due protagonisti in Jenna e Jack proprio come si fa nel restauro per evidenziare con cura la parte sostituita)


Siamo arrivati cercando questo famigerato “uomo perfetto” ma con grande sorpresa non era così perfetto o per lo meno non era così uomo. La capanna di legno e paglia, gli animali attorno erano stati costruiti proprio bene e nell’aria vi era quell’odore di bruciato misto sabbia. Lo abbiamo chiamato e come c’era stato predetto non ha risposto subito; ci ha fatto attendere guardandoci a nostra insaputa dalla finestra era veramente indeciso se rivelare quel suo progetto colabrodo. Alla fine Jack, come sempre, se ne voleva andare ma la curiosità superata solo dalla mia imprudenza ci spinsero ad entrare. Attraversata la soglia della porta ci trovammo di fronte a questo “uomo”. La stanza era spoglia di comuni oggetti e lui sedeva su una sedia accerchiato da microfoni, videocamere, fari, cavi e quant’altro tutti spenti senza vita. Colui che avevamo di fronte era il regista che piangeva e delirava. Ma la sorpresa non era finita, questa “cosa” che ci aveva scritturato e che in verità non avevamo mai visto in quello stato non era un uomo bensì una mucca. Una mucca! Di quelle che fanno MUUUHHH e che stanno sedute a mangiare e rimangiare l’erba tutto il giorno. Che presa per il mento, avevamo capito che il film era ormai al capolinea niente più idee, niente più storia, niente più soldi. Jack prese la parola per primo “Insomma ci hai mentito tutto questo tempo? E soprattutto come hai fatto a dirigere un film in queste condizioni? Guardati sei così macculato!”. Il bovino togliendosi il capellino dei New York Bankees sconsolato ripose interrotto dal pianto “ Io...Io...sono sempre stata una mucca particolare. Ero sempre la prima ad essere munta e ho sofferto le pene dell’inferno a vedere i miei figli sui menu dei ristoranti. Sapete ero una mucca di montagna insoddisfatta, destinata al formaggio di malga. Così ho deciso di cambiare la mia vita e fare la regista. Vendute le ultime forme di stravecchio mi sono fatta strada nel mondo umano. E’ stata dura, è difficile farcela da soli ma ho studiato mi sono applicata e ho imparato il vostro linguaggio”. La mucca interruppe il suo monologo per soffiarsi il naso, chiuse la porta e proseguì “Imparare la lingua umana è difficile per noi mucche.
Veniamo da un mondo dove ci sono 11432 modi di dire MUH e tutti significano cose diverse. Voi uomini banalizzate ma sappiate che sono state scritte odi incredibili nel linguaggio MUH il punto è che la vostra fonetica è estremamente limitante per poterle comprendere”. La mucca regista parlava mentre i due attori attoniti si erano seduti, ormai erano usciti dalle loro parti e si sentivano più liberi tanto che Jenna disse “Scusa mucca ma che fine hanno fatto i cameraman, i direttori della fotografia, i costumisti ecc.?” “Poco fa erano qua, io mi stavo cambiando quando tutt’un tratto sono entrate alcune persone in camerino per chiedermi dei consigli scoprendo così la mia vera identità. In un lampo sono scappate urlando QUESTO FILM E’ UNA VACCATA!” I due attori annuivano e trovano nelle sue parole quella sottile ironia tipica degli artisti di razza. “Ho lavorato tanto, ho studiato e volevo rappresentare questa India che da tanto valore al mio popolo, al nostro diritto bovino, senza ingabbiarci e ingannarci per poi trucidarci. Un sacco di cervelli nostrani fuggono qui tanto che dalle mie parti si parla di sogno indiano, insomma questo film è un inno alla libertà!” La mucca proclamava le sue idee in piedi sulla sedia muggendo e mostrando le sue poderose mammelle. “E ora che cosa farai?” domandò Jenna “ Credo ritornerò al mio cottage in campagna, povera nel corpo e nello spirito. Non produrranno mai un film incompleto e anche il resto è comunque privo di comunicazione, i dialoghi sono vuoti. Devo ancora imparare molto di solito scrivo i testi in MUH poi però traducendoli rimangono privi di quell’armonia campagnola”. Jenna e Jack sconsolati si guardavano fino a che un idea prese vita attraversando l’elettricità del loro sguardo tanto che Jack disse “Mucca io credo che in realtà questo film sia un capolavoro. Perché non riscriviamo il finale registrando questa conversazione? Alla fine si tratta sempre di un film scritto e diretto da una mucca per gli uomini; è un regalo, un bellissimo dono per l’umanità forse l’unico. Teoricamente potrebbe rappresentare la genesi di una nuova era di cooperazione uomo-bovino!”. La mucca eccitata ritraendosi un po’ rispose “Non so se la gente comprenderebbe ma comunque sia non ho niente da perdere” Così i tre firmarono un bel contratto si guardano e diedero un senso estremamente profondo a quell’attimo. Ridendo di quella strana situazione, senza saperlo, stavano cambiando un pezzettino di mondo.

francesco

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